Carta Nazionale dei Diritti del Bambino in Ospedale

seconda parte

Completiamo la lettura degli altri 7 articoli della Carta, tutti molto importanti, da rispettare: 

8. Il bambino ha il diritto, se in grado, di essere coinvolto nell’esprimere assenso o dissenso alle pratiche sanitarie che lo riguardano. Un assenso/dissenso progressivamente consapevole in rapporto alla maturazione del minore, va sempre promosso, anche e soprattutto attraverso le relazioni familiari. Tenuto conto che il bambino non ha la capacità di utilizzare adeguatamente le informazioni per poter esprimere un assenso/dissenso in merito a decisioni legate alla malattia, si deve tuttavia considerare che il silenzio aumenta le paure. Tenere presente che é difficile un assenso/dissenso informato prima dei 7 anni; successivamente, quando il bambino esplora meglio le proprie motivazioni e le confronta con gli altri, è possibile avere un assenso/dissenso informato insieme con quello dei genitori; ciò a partire da 12 anni quando il b. è in grado di esprimersi anche di fronte a situazioni di accanimento terapeutico. I preadolescenti e gli adolescenti, riescono a prefigurarsi il futuro e ad assumersi la responsabilità di fronte al proprio progetto di vita. Pertanto l’ assenso/dissenso va sempre richiesto, non soltanto per un’esigenza giuridica o etica, ma soprattutto per far comprendere al minore quanto si sta facendo per la sua salute. Perciò é opportuno presentargli tutti gli scenari che è in grado di comprendere o immaginare. L’ assenso o il dissenso, su atti concreti perché vicini alla sua esperienza, farà nascere e consolidare la necessaria alleanza tra i sanitari, i genitori e il bambino malato. 

9. Il bambino ha diritto a esprimere l’assenso/dissenso ed a entrare in un Progetti di ricerca e di sperimentazione clinica. I medici hanno l’obbligo di informare il bambino e i genitori, con un linguaggio comprensibile, sulla diagnosi, prognosi e tipo di trattamento sperimentale proposto. Il minore deve essere opportunamente informato sui rischi e sui benefici delle alternative terapeutiche disponibili, degli effetti collaterali e avversi, della libertà di uscire dal progetto in qualsiasi momento e della possibilità di conoscere i risultati conclusivi del progetto stesso. In caso di rifiuto ad entrare nel progetto, i sanitari hanno comunque l’obbligo di garantire al bambino le cure convenzionali. 

10. Il bambino ha diritto a manifestare il proprio disagio e la propria sofferenza. Ha diritto a essere sottoposto agli interventi diagnostico-terapeutici meno invasivi e dolorosi. Una specifica attenzione del personale sanitario deve essere dedicata alla prevenzione e alle manifestazioni di dolore del bambino. Devono dunque essere adottate tutte le procedure atte a prevenirne l’insorgenza e a ridurne al minimo la percezione, nonché tutti gli accorgimenti necessari a ridurre le situazioni di paura, ansia e stress, anche attraverso il coinvolgimento attivo dei familiari. Un supporto particolare sarà fornito ai familiari per favorire la comprensione ed il contenimento del dolore dei propri figli. 

11. Il bambino ha diritto ad essere protetto da ogni tipo di violenza, di oltraggio o brutalità fisica o mentale, di abbandono o di negligenza, di maltrattamento o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale. Il personale sanitario deve fornire al bambino tutto l’appoggio necessario per individuare il tipo di maltrattamento e le situazioni a rischio, che comportano la segnalazione alle Autorità competenti e/o ai Servizi sociosanitari preposti alla tutela del minore. Il personale si impegna altresì a collaborare, nell’ambito delle proprie specifiche competenze, con gli Enti accreditati. 

12. Il bambino ha diritto ad essere educato e preparato ad eseguire, il più autonomamente possibile, gli interventi di “auto-cura” e, in caso di malattia, ad acquisire la consapevolezza dei sintomi specifici. Il personale sanitario ha il dovere di mettere il bambino e la famiglia nella condizione di poter acquisire tutte le conoscenze, capacità e abilità per migliorare il decorso della malattia.

13. Il minore ha diritto a usufruire di un rapporto riservato paziente-medico, ha diritto altresì a chiedere e a ricevere informazioni che lo aiutino a comprendere la propria sessualità. Ha diritto inoltre a chiedere e a ricevere informazioni sull’uso di farmaci, sostanze nocive ed eventuali evoluzioni verso le tossicodipendenze, nonché a essere adeguatamente indirizzato ai servizi di riabilitazione, se necessario. Il personale, adeguatamente preparato, si impegna a rispondere alle domande poste dal minore anche indirizzandolo ai Servizi preposti alla prevenzione, al trattamento e alla riabilitazione delle problematiche adolescenziali. 

14. Il bambino e la famiglia hanno diritto alla partecipazione. L’Ospedale promuove iniziative finalizzate al miglioramento della qualità delle prestazioni erogate, coinvolgendo attivamente i bambini, le famiglie e le associazioni di volontariato. La tutela e la partecipazione degli utenti è conforme a quanto previsto dalla normativa vigente. 

PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI Legge 27 maggio 1991, n° 176, “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo fatta a New York il 20 novembre 1989”. Legge 28 agosto 1997, n° 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”. Legge 23 dicembre 1997, n° 451 “Istituzione della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia”. Legge 3 agosto 1998, n° 269 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, pornografia e turismo sessuale in danno dei minori, perché nuove forme di riduzione in schiavitù°. Legge 31 dicembre 1998, n° 476 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale”, fatta all’Aja il 29 maggio 1993. D.M. 24 aprile 2000 “Adozione del progetto obiettivo materno-infantile relativo al P.S.N.: triennio 1998-2000”. D.P.R. 13 giugno 2000 “Approvazione del Piano nazionale di azione e interventi per tutelare i diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva per il biennio 2000/01”.

CARTA NAZIONALE DEI DIRITTI DEL BAMBINO IN OSPEDALE

prima parte

Il ricovero di un bambino è sempre vissuto con ansia dai genitori, perciò un atteggiamento disponibile e propositivo da parte delle strutture e del personale favorisce un rapporto positivo del bambino con la sua condizione di malattia e rende più rapido il processo di guarigione. Tutti i principali Ospedali Pediatrici italiani hanno approvato il documento che qui pubblichiamo  con l’invito, rivolto soprattutto a genitori e medici, a rileggere quanto scritto in quella che è stata concepita sotto forma di Carta dei diritti del bambino in ospedale, ricordando che non è più tollerabile che un bambino venga ricoverato in un reparto per adulti in quanto i suoi diritti devono essere assolutamente tutelati. E poi, nel dare le informazioni, il personale sociosanitario deve utilizzare un linguaggio quanto più vicino a quello del bambino, ricorrendo anche al gioco, alle narrazioni, alle immagini ed eventualmente, se si trattasse di bambini stranieri,  a mediatori culturali e religiosi. Ed ecco i 14 punti di cui è composta la Carta che il personale assistenziale deve memorizzare:

 1. Il bambino ha diritto a godere del massimo grado possibile di salute. L’Ospedale si impegna alla promozione della salute del bambino già in epoca prenatale attraverso interventi educativi e di assistenza durante la gravidanza ed il parto. Il personale favorisce un sereno inserimento del neonato all’interno del nucleo familiare e promuove l’allattamento al seno. L’Ospedale concorre ad attuare interventi di educazione sanitaria nei confronti del bambino e della famiglia, con particolare riferimento alla nutrizione, all’igiene personale, ambientale e alla prevenzione degli incidenti e delle malattie. 

2. Il bambino ha diritto ad essere assistito in modo “globale”. L’assistenza del personale si esprime oltre che nella “cura” anche nel “prendersi cura” delle condizioni generali del bambino e del suo contesto di vita. Il personale opererà integrandosi con le altre strutture sanitarie, educative e sociali competenti sul territorio. 

3. Il bambino ha diritto a ricevere il miglior livello di cura e di assistenza. Tutto il personale dell’Ospedale, in base alle proprie specifiche responsabilità, funzioni ed attribuzioni, si adopera per garantire al bambino ed alla famiglia il migliore livello di cure e di assistenza, anche impegnandosi ad aggiornare la propria competenza professionale in rapporto allo sviluppo tecnico scientifico. Il bambino ha diritto ad essere ricoverato in zone a lui dedicate e architettonicamente adeguate e ad essere accudito/assistito da personale formato nell’area pediatrica. Il ricorso all’ospedalizzazione è limitato solo alle situazioni in cui non sia possibile far fronte in altro modo alle esigenze assistenziali del bambino; vengono favoriti il day-hospital, il day-surgery e l’assistenza domiciliare. Nel caso in cui le risorse dell’Ospedale non consentano di far fronte alle esigenze del bambino è dovere dei sanitari indirizzare la famiglia presso altre strutture che offrano maggiori garanzie di cura e di assistenza.

 4. Il bambino ha diritto al rispetto della propria identità, sia personale che culturale, ed al rispetto della propria fede religiosa. Il personale ha il dovere di identificare il bambino con il suo nome in tutte le circostanze legate alla sua permanenza in ambiente ospedaliero, e di non sostituire il nome con termini che rimandino alla sua patologia, al numero di letto, ecc… 

5. Il bambino ha diritto al rispetto della propria privacy. Il personale dell’Ospedale garantisce il rispetto del pudore e della riservatezza di cui hanno bisogno i bambini ed i loro familiari. Una particolare attenzione dovrà essere dedicata alle esigenze degli adolescenti. Il personale è tenuto a rispettare l’obbligo del segreto professionale. Il trattamento dei dati “sensibili” è conforme a quanto disposto dalla normativa vigente.

6. Il bambino ha diritto alla tutela del proprio sviluppo psicofisico e relazionale. Egli ha diritto alla sua vita di relazione anche nei casi in cui necessiti di isolamento e ha diritto a non essere trattato con mezzi di contenzione. Il personale assicura e promuove il rispetto delle sue esigenze affettive, espressive ed educative, in particolare la continuità delle relazioni familiari. L’Ospedale offre la possibilità di un contatto diretto e continuativo madre-neonato (rooming-in) al fine di favorirne il reciproco attaccamento. La famiglia viene coinvolta attivamente nel processo di cura. Sarà garantita la permanenza di un familiare, o di un’ altra figura di riferimento, anche nei servizi di cure intensive e nelle situazioni assistenziali in cui si prevedono interventi invasivi, compatibilmente con le esigenze cliniche. Un numero maggiore di visitatori al di fuori degli orari definiti, è subordinato alle condizioni del bambino, alle caratteristiche del reparto/servizio, e soprattutto al rispetto della privacy di tutti i ricoverati. Viene favorito il collegamento con i servizi socio-educativi del territorio e il coinvolgimento con le associazioni di volontariato riconosciute, in conformità alla normativa vigente, per garantire al bambino relazioni significative, qualora si dovesse trovare in situazione di “abbandono” o di temporanea difficoltà del nucleo famigliare. Il bambino può decidere di tenere con sé i propri giochi, il proprio vestiario e qualsiasi altro oggetto da lui desiderato purché questi non rappresentino un pericolo od un ostacolo per il suo o l’altrui programma di cure. In caso di ricovero prolungato, deve essere garantita al bambino la continuità del suo percorso educativo – scolastico. Il ricorso a mezzi limitanti la libertà di azione e di movimento avviene solo nelle situazioni in cui si ravvisa un rischio di compromissione del processo diagnostico-terapeutico, ovvero nelle situazioni in cui venga messa in pericolo l’incolumità del bambino stesso o di altri. 

7. Il bambino ha diritto ad essere informato sulle proprie condizioni di salute e sulle procedure a cui verrà sottoposto, con un linguaggio comprensibile ed adeguato al suo sviluppo ed alla sua maturazione. Ha diritto ad esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa. Le opinioni del bambino devono essere prese in considerazione tenendo conto della sua età e del grado di maturazione. Il personale si impegna ad instaurare con il bambino e la sua famiglia una relazione improntata sul rispetto e sulla collaborazione. Lo spazio per l’ascolto, i tempi, le modalità e gli strumenti comunicativi più idonei devono essere sempre ricercati. Si utilizzerà un linguaggio quanto più vicino a quello del bambino ricorrendo anche al gioco, alle narrazioni, ai disegni, alle immagini. Per le persone straniere con scarsa padronanza della lingua italiana l’Ospedale deve attivare rapporti con le Associazioni di volontariato, con i mediatori culturali, religiosi e/o con i Consolati di riferimento. 

Patologie cromosomiche e genetiche, Analisi e Assistenza in Centri specializzati come l’OPBG

seconda parte

A questo punto ci chiediamo: “Ma quali Analisi vengono effettuate per accertare le anomalie cromosomiche o quelle genetiche?” I cromosomi e i geni possono essere esaminati analizzando sia un campione di sangue sia cellule provenienti da altre parti del corpo, per esempio mediante un tampone prelevato all’interno della guancia. Inoltre, possono essere utilizzate cellule prelevate mediante lamniocentesi o la villocentesi per individuare alcune anomalie cromosomiche o genetiche nel feto. Qualora si scopra un’anomalia, vengono eseguiti ulteriori esami per rilevare specifici difetti congeniti. Recentemente è stato messo a punto un test di screening nel quale lanalisi di un campione di sangue della gestante consente di determinare se il feto presenti un rischio più alto di sviluppare alcune malattie genetiche. Il test si basa sul fatto che il sangue della madre contiene una piccolissima quantità di DNA del feto. Questo esame è detto Screening prenatale non invasivo (NIPS) o analisi del DNA fetale libero circolante. Il NIPS consente di individuare un rischio maggiore di Trisomia 21 (sindrome di Down), Trisomia 13 o Trisomia 18 e di altre anomalie cromosomiche, ma non ha valore diagnostico. Se viene rilevato un rischio maggiore di anomalie cromosomiche, il medico di solito indica l’esecuzione di altri esami di approfondimento. Il campo scientifico è  talmente vasto che si è aggiunto un nuovo settore di diagnosi e terapia che è quello delle MALATTIE RARE. Uno è nell’OPBG di Roma diretto dal Prof. Andrea Bartuli. Qui si trattano Patologie eterogenee, che esordiscono prevalentemente in età pediatrica ed hanno spesso una causa genetica, a coinvolgimento multi-organo e associate a disabilità. Perciò la loro gestione richiede un approccio multidisciplinare e quindi l‘Unità Operativa di Malattie Rare e Genetica Medica si avvale di competenze multispecialistiche che garantiscono alle famiglie percorsi assistenziali personalizzati. Elenchiamo le attività d’eccellenza che sono aree specializzate per il trattamento di: Malattie rare senza diagnosi, Sindromi con iperaccrescimento e Pros, Displasie scheletriche, Neurofibromatosi, Rasopatie (Noonan e correlate), Autismo e disabilità intellettive, Sindrome di Gorham Stout, Ipercolesterolemie/Dislipidemie genetiche, Sindrome di Poland, Sindrome di Kabuki

La metodologia utilizzata è in grado di garantire il coordinamento dei diversi specialisti coinvolti nella diagnosi e nelle cure. L’Unità Operativa di Bartuli è Centro di riferimento regionale, nazionale ed europeo per la stesura di Linee guida delle principali condizioni rare e genetiche e lavora in simbiosi con le relative Reti assistenziali. Nello specifico, è centro di riferimento per 3 Ern, le reti europee dedicate alle patologia rare: Ern Bond (dedicata ai Disturbi ossei); Ern Genturis (dedicata alle Sindromi da rischio di tumore ereditario); Ern Ithaca (dedicata alle Malformazioni rare e Anomalie di sviluppo).  L’attività di ricerca scientifica produce pubblicazioni scientifiche e partecipazione a trial clinici nazionali ed internazionali. All’interno dell’Unità operativa complessa agisce anche l‘Unità operativa semplice di Genetica Medica. Permettemi, in conclusione, di ossequiare a questo punto il fondatore della Genetica medica e già Direttore scientifico dell’OPBG, il Prof. Bruno Dalla Piccola che ho avuto l’onore di incontrare “quando eravamo giovani”, (Lui è del 1941 ed io del 1939) e al quale ho inviato diversi casi in gioventù quando ero assistente universitario al Policlinico Umberto I, fino dai tempi in cui l’illustre Collega lavorava nell’Istituto Mendel di Roma.

…Ed ora desideriamo rilasciare INFORMAZIONI UTILI, con sedi e contatti dell’OPBG

Gianicolo Roma  – Piazza Sant’Onofrio, 4 – Roma c’è l’OPBG

Padiglione Giovanni Paolo II – Piano 1 e 2 (Degenze). Piano -1 (Ambulatorio e Day Hospital). 

Telefono: (+39) 06 6859 3642 (Segreteria Malattie Rare e Genetica Medica): lunedì-venerdì: 8.30 – 15.30

Poliambulatorio e DH “San Paolo”

Viale di San Paolo, 15 – Roma

Piano 1 (Ambulatorio e Day Hospital)

Telefono: (+39) 06 6859 3907 – lunedì-venerdì: 15.00 – 17.00

BALDELLI: Viale Baldelli, 41 – Roma – Piano 1 (Ambulatorio)

Telefono: (+39) 06 6859 7024 –  lunedì-venerdì: 12.30 – 14.30 

Email: malattie.rare@opbg.net  

Patologie cromosomiche e genetiche

prima parte

E’ un Tema complesso, trattato in gran parte dal Manuale MERCH USA che cercheremo di spiegare per fare chiarezza almeno sulla eziopatogenesi di queste numerosissime patologie; si pensi che ad oggi ne sono state identificate e classificate circa 8.000. Per questo breve viaggio partiamo dai cromosomi che sono strutture poste all’interno delle cellule contenenti i geni di una persona. Un gene è invece un segmento di acido deossiribonucleico (DNA)  contenente il codice di una specifica proteina che agisce in uno o più tipi di cellule dell’organismo. Ogni cellula umana normale, ad eccezione di spermatozoi e ovuli, comprende 23 coppie di cromosomi, per un totale di 46. Spermatozoi e ovuli hanno la metà dei cromosomi, per un totale di 23. Ogni cromosoma contiene da centinaia a migliaia di geni. I cromosomi sessuali costituiscono una di queste 23 coppie di cromosomi. I due cromosomi sessuali sono X e Y. Le donne tipicamente possiedono due cromosomi X (XX) mentre i maschi di solito hanno un cromosoma X e un cromosoma Y (XY). Le Anomalie dei cromosomi possono riguardare qualsiasi cromosoma, ivi compresi i cromosomi sessuali. Le anomalie cromosomiche riguardano il numero di cromosomi oppure la struttura dei cromosomi, come vedremo più avanti. Le anomalie cromosomiche più grandi possono essere visibili al microscopio, con un test denominato “analisi cromosomica o cario-tipizzazione”. Le anomalie cromosomiche minori possono essere identificate utilizzando test genetici specifici in grado di esaminare i cromosomi di una persona allo scopo di individuare parti supplementari o mancanti. I test comprendono l’analisi con micro-array cromosomico (chromosomal microarray analysis, CMA) e l’ibridazione fluorescente in situ (fluorescent in situ hybridization, FISH) e, ormai, sono state perfezionate le tecnologie di sequenziamento di ultima generazione.

Le Anomalie numeriche si verificano quando un soggetto possiede una o più copie supplementari di un cromosoma (per esempio, in caso di una copia extra si parla di trisomia, se sono due copie si parla di tetrasomia) oppure può mancare un cromosoma (monosomia). La trisomia può colpire uno qualsiasi dei 23 cromosomi, ma i casi più comuni sono la trisomia 21 (sindrome di Down), la  trisomia 13 (sindrome di Patau o sindrome D) e la trisomia 18 (sindrome di Edwards o trisomia E)  ), che colpiscono sia i maschi che le femmine. Queste anomalie sono visibili al microscopio mediante la cario-tipizzazione. Il rischio di concepire un feto con un cromosoma supplementare o un cromosoma mancante aumenta con l’età della gestante. Ciò non vale per gli uomini. per i quali il rischio di concepire feti con anomalie cromosomiche aumenta solo di poco con l’età. 

Le Anomalie strutturali si presentano quando una parte di un cromosoma risulta anomala. Talvolta un cromosoma, per intero o in parte, si unisce in modo errato con un altro (detta traslocazione). In altri casi, parti di cromosomi risultano mancanti (detta delezione, come nella sindrome del grido di gatto in cui i bambini spesso evidenziano un caratteristico pianto acuto miagolante che ricorda quello di un gattino. Il pianto può essere udito subito dopo la nascita, dura varie settimane e poi scompare.  Proprio a me che scrivo successe quando ero un giovane specializzando in Pediatria ed ero di turno nel Reparto di Neonatologia. Incredibile… nel silenzio del reparto  ricordo che per un minuto fui tratto in errore  e pensai che veramente fosse entrato un gatto. Invece era un neonato in  incubatrice che piangeva… , ) oppure sono duplicate alcune parti di cromosomi. In sintesi, alcune anomalie cromosomiche causano la morte dell’embrione o del feto prima della nascita; altre causano problemi clinici quali deficit intellettivi, statura ridotta, problemi neurologici con convulsioni, cardiopatie o palatoschisi.

Le anomalie genetiche si verificano se  i cambiamenti di una o più coppie di basi del DNA in un gene creano una variante del gene che può influenzarne il funzionamento. Tali mutazioni non influiscono sulla struttura dei cromosomi, pertanto non si possono osservare durante l’analisi del cariotipo o in altri esami cromosomici, ma sono necessari test genetici più specifici. Alcune varianti di un gene non causano problemi e altre ne causano in misura minore o di lieve entità. Altre ancora provocano patologie più gravi, quali anemia falciforme, mucoviscidosi o fibrosi cistica, distrofia muscolare.La Scienza medica attuale  sta trovando sempre più cause genetiche specifiche che sono alla base delle patologie infantili. Non è chiaro come si verifichino  la maggior parte delle varianti, ma si ritiene che la maggioranza si sviluppi spontaneamente. Alcune sostanze o agenti presenti nell’ambiente sono però in grado di danneggiare e provocare varianti nei geni. Tali sostanze sono dette mutagene. I mutageni, come le radiazioni, i raggi ultravioletti, gravi danni ambientali  e alcuni farmaci o sostanze chimiche, possono causare alcuni tipi di tumore oltre che i difetti congeniti di cui ci stiamo occupando oggi. Una mutazione dei geni nel liquido spermatico o negli ovuli può essere trasmessa dai genitori ai figli. Le varianti di geni in altre cellule possono provocare malattie che non vengono trasmesse alla prole (perché non interessano sperma o ovuli). Due copie di un gene anomalo possono provocare gravi patologie, quali la fibrosi cistica o la malattia di Tay-Sachs con deficit intellettivo e/o cecità, dove il danno è provocato dalla mancanza  degli enzimi necessari per degradare i gangliosidi (qui la diagnosi si effettua mediante test di screening prenatale). Talvolta possono insorgere problemi clinici anche quando è presente una sola copia di un gene anomalo.

Per la sicurezza dei bambini: indicazioni utili dettate da Angelini Pharm


Precauzioni da usare e nei parchi da gioco
Quando si porta il bambino nei parchi con altalene e scivoli è necessario controllare che il campo sia pulito e che non vi siano siringhe abbandonate nella sabbia o tra l’erba. Controllare inoltre che gli impianti non presentino parti danneggiate quindi taglienti, elementi arrugginiti o sporgenze a livello degli scivoli.

In particolare è utile seguire alcuni accorgimenti per agevolare il bambino a giocare in sicurezza:

  • Scegliere lo scivolo dalla grandezza più adatta all’età del bambino
  • Controllare che la scaletta dello scivolo sia munita di ringhiere adeguate e non sia troppo ripida, e che lo scivolo non presenti sporgenze taglienti. 
  • Impedire poi l’affollamento sulla scaletta e sorvegliare i bambini affinché si lascino scivolare uno alla volta. Un bambino troppo piccolo e troppo poco pesante può facilmente rovesciarsi durante la scivolata
  • Sulla giostra è necessario coordinare i bambini affinché salgano e scendano soltanto quando la giostra è completamente ferma: qualche bambino potrebbe spingere la giostra mentre altri stanno scendendo o salendo. La spinta data alla giostra dai bambini più grandi e più pesanti può causare la caduta dei bambini più piccoli
  • Lo spazio attorno alle altalene deve essere delimitato e recintato, affinché chi si avvicina non venga colpito da chi va in altalena. Le altalene per i più piccoli devono possedere uno schienale, la chiusura anteriore e barre metalliche (non catenelle) a cui è fissato il seggiolino. Evitare che i bambini più grandi e più pesanti utilizzino altalene create per i più piccoli (l’altalena potrebbe sbilanciarsi). Evitare infine che un bambino giochi ad intrecciare le catenelle o le funi di sostegno, sia perché si possono rompere sia perché può rimanervi impigliato.


Pronto Soccorso. In seguito ad una caduta il bambino potrebbe riportare delle ferite che è necessario pulire accuratamente con acqua per eliminare eventuali residui di terra o di sporco che possono provocare un’infezione. In seguito si può disinfettare la ferita con un disinfettante che non brucia (da evitare l’alcool e la soluzione fisiologica ed invece usare salviette disinfettanti, amuchina, citrosil ecc.). Se la ferita sanguinasse molto è bene tamponarla con una garza sterile per circa dieci (10) minuti: se continua a sanguinare è bene portare il bimbo al Pronto Soccorso. La ferita deve rimanere sempre pulita: per le ferite piccole può bastare garza e cerotto, mentre per proteggere le escoriazioni più estese usare ad esempio Sofargen spray per non spaventare ulteriormente il bambino, su cui applicare garze sterili fissate con un cerotto. Le medicazioni (sia cerotti che garze) vanno cambiate ogni volta che si sporcano o si bagnano. Una volta formatasi la crosta è bene rimuovere le medicazioni e lasciare libera la ferita di raggiungere la più completa guarigione.

La Fluoroprofilassi previene la carie nei bambini se praticata correttamente

seconda parte

La fluoroprofilassi  nei bambini è particolarmente importante per la salute dentale dei bambini, in quanto l’utilizzo di questo trattamento fin dalla prima infanzia può contribuire a prevenire la formazione di carie anche nei denti permanenti. Tuttavia, la somministrazione del fluoro ai bambini richiede attenzione e consigli specifici per garantire un impiego sicuro ed efficace del trattamento soprattutto se in tenera età (prima infanzia). Infatti un’eccessiva assunzione di fluoro per via sistemica potrebbe causare una patologia chiamata fluorosi. Devono essere utilizzati prodotti specificamente formulati, contenenti precise concentrazioni di fluoro e devono essere erogati nella corretta quantità e frequenza, seguendo i consigli del pediatra di famiglia o dell’odontoiatra oppure di un odontostomatologo (come all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Praticamente ci si deve affidare a esperti professionisti, per una fluoroprofilassi sia professionale sia domiciliare e in quest’ultimo caso istruendo bene i genitori; la profilassi professionale é effettuata negli studi dentistici da personale qualificato, come dentisti o igienisti dentali. Questo tipo di trattamento include: A) Applicazione di gel fluorati, utilizzati per fornire una dose elevata di fluoro, ideale per pazienti con alto rischio di carie; B)  Vernici fluorate che formano uno strato protettivo sul dente, utile per pazienti con apparecchi ortodontici o per condizioni cliniche particolari che aumentano il rischio di carie; C) Mousse fluorate che offrono una remineralizzazione avanzata, particolarmente utili in caso di ipersensibilità dentinale o recessioni gengivali. Questi trattamenti, grazie alla loro alta concentrazione di fluoro e alla precisione di applicazione, offrono un livello di protezione superiore, ideale per pazienti con esigenze specifiche o un elevato rischio di carie.

La fluoroprofilassi domiciliare è parte integrante della routine della normale igiene orale quotidiana anche infantile e include: 1)  Uso di dentifrici fluorati che é la pratica più comune e facile per integrare il fluoro nella cura dei denti di tutti i giorni, fin dai primi mesi di vita; 2) Collutori al fluoro, aggiunti alla routinaria pulizia, che aiutano a raggiungere e proteggere zone difficili: in due parole essi offrono una protezione aggiuntiva; 3) Gel fluorati per uso domiciliare: si tratta di prodotti che possono essere usati a casa per un trattamento intensivo, specialmente per persone con un alto rischio di carie. La fluoroprofilassi domiciliare è fondamentale per mantenere costante la protezione contro le carie, eventualmente anche in aggiunta ai trattamenti professionali ricevuti in uno studio dentistico o odontostomatologico. La regolarità e la correttezza nell’applicazione di entrambi i metodi sono fondamentali per assicurare la massima efficacia della fluoroprofilassi. Perciò ricordate, cari Amici, una corretta igiene orale e regolari controlli professionali sono la chiave per mantenere ottimale la salute orale e per aiutarvi a mantenere un bel sorriso brillante.

La Fluoroprofilassi per prevenire la carie nei bambini

prima parte

Un esperto è il Dr. Tommaso Cappellin, laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria presso l’Università degli Studi di Padova ci ricorda l’importanza della fluoroprofilassi che è una pratica essenziale per prevenire la carie dentale sia nei bambini che negli adulti. Il fluoro protegge lo smalto dentale e riduce il rischio di carie anche in età pediatrica. I genitori e le famiglie non pensano che la carie sia in agguato anche nei bambini in tenera età; perciò è nostro compito farvi sapere che cosa è esattamente la fluoroprofilassi e come funziona, le differenze e i vantaggi tra fluoroprofilassi locale e sistemica, nonché il ruolo della somministrazione del fluoro sia nei bambini che negli adulti. Certo è che diffondere la cultura della prevenzione è doveroso affinché le persone conoscano il vero significato di “salute orale” come parte integrante della salute generale. La fluoroprofilassi è un metodo di prevenzione della carie dentale che sfrutta le proprietà del fluoro. Questo elemento, presente in natura, in diversi alimenti (pesce, frutti di mare, patate, cereali, spinaci) ha dimostrato un’efficacia notevole nel rinforzare lo smalto dei denti, aiutando a prevenire la formazione di nuove carie e, in alcuni casi, arrestando i primi stadi di carie dentale. Il Fluoro svolge un ruolo chiave nella remineralizzazione dello smalto dentale, contribuendo a riparare e rafforzare la superficie dei denti danneggiati dalla carie. La sua presenza favorisce il deposito di minerali essenziali, come calcio e fosfati contribuendo alla mineralizzazione e al mantenimento del calcio (anche nelle ossa), all’interno dello smalto, aiutando a ripristinarne la struttura e a prevenire danni più gravi. L’utilizzo del fluoro nella fluoroprofilassi è pertanto fondamentale per favorire la remineralizzazione e mantenere uno smalto dentale resistente. Per questa ragione la fluoroprofilassi dovrebe essere garantita a ogni bambino. Complessivamente, i meccanismi di azione del fluoro sono tre: 1) Remineralizzazione dello smalto dentale, rendendolo più resistente agli attacchi acidi prodotti dai batteri della placca; 2) Inibizione della demineralizzazione, riducendo la perdita di minerali dallo smalto quando i denti sono esposti agli acidi; 3) Inibizione dei batteri: ostacola l’attività di 20 specie di batteri della placca, cariogeni perchè in grado di produrre acidi, tra cui lo streptococcus mutans. La fluoroprofilassi può essere somministrata mediante due principali metodi: topico e sistemico. Entrambi hanno l’obiettivo di prevenire la carie dentale, ma differiscono per modalità di applicazione e meccanismo d’azione. La fluoroprofilassi topica si riferisce all’applicazione diretta del fluoro sui denti attraverso l’uso di: a)  Dentifrici fluorati che sono il mezzo più comune per la somministrazione topica di fluoro. Il loro uso regolare aiuta a rinforzare lo smalto e a prevenire la carie; b) Collutori al fluoro: utili per raggiungere aree difficili da spazzolare; 3) Gel e vernici fluorate: applicati professionalmente in uno studio dentistico, questi prodotti forniscono una dose concentrata di fluoro, particolarmente utile in pazienti ad alto rischio di carie. I vantaggi della fluoroprofilassi topica includono la sua efficacia diretta sulla superficie del dente, aiutando nella remineralizzazione dello smalto e offrendo una protezione immediata contro gli acidi prodotti dai batteri.  La fluoroprofilassi sistemica avviene invece attraverso l’ingestione di fluoro che, entrando nell’organismo umano, viene poi incorporato nei denti durante la loro formazione. L’assuzione può avvenire attraverso: 1) Integratori di fluoro, che possono essere in compresse o in gocce; 2) Acqua fluorata: in alcune aree geografiche (ma non in Italia, forse in qualche regione), il fluoro viene aggiunto all’acqua potabile per prevenire la carie a livello di comunità. I vantaggi della fluoroprofilassi sistemica risiedono nella sua capacità di fornire un apporto costante di fluoro durante lo sviluppo dei denti, specialmente efficace nei bambini per la formazione di denti forti e resistenti alla carie. Nella seconda parte, domani, parleremo della fluoroprofilassi per prevenire la carie nei bambini…

Su cadute dei bambini o ferite, indicazioni da  Angelini Pharm e… dall’esperienza

Cadute e ferite, come evitarle, come trattarle…
Quando i bambini iniziano a camminare facilmente cadono o tendono a mettersi nei guai spinti dalla loro forte curiosità. Anche in casa tenere bene gli occhi aperti, perciò anche con un bambino che cammina ormai autonomamente è necessario usare alcuni accorgimenti per prevenire brutte cadute da poltrona o lettino oppure per evitare che si batta testa o corpo su una superficie solida (mobili, elettrodomestici ecc.).
È buona regola non allontanarsi mai quando il bambino fosse su un piano di appoggio (per esempio un tavolo o un fasciatoio) e trattenerlo con una mano se ci si china per prendere qualcosa dal pavimento (per esempio il pannolino per il cambio). Quando si volesse “passare” un neonato o un bambino piccolo dalle braccia di una persona a quelle di un’altra persona (da madre a padre o da madre a nonna) è prudente appoggiarlo su un piano dal quale l’altra persona possa riprenderlo in braccio, anziché effettuare un passaggio “per via aerea”. E poi attenzione, evitare di affidare un neonato o un bambino piccolo a un altro bambino, anche se fratellino.

E ancora altri consigli per evitare cadute

  • tenere sempre sollevate le sbarre del lettino, che deve comunque essere basso
  • posare sul pavimento (e non su un piano rialzato) il seggiolino
  • non usare il girello e i seggiolini che si attaccano al bordo del tavolo rimanendo sospesi
  • mettere cancelli di sicurezza all’imboccatura delle scale e chiudere a chiave stanze ricche di pericoli
  • assicurarsi che le finestre siano chiuse e non possano essere aperte con facilità
  • controllare la stabilità dei mobili e dei loro cassetti prima che il bambino cominci a camminare
  • non sottovalutare la capacità dei bambini di arrampicarsi, muoversi ed aprire porte e contenitori
  • fornire di una superficie soffice l’area di gioco dei lattanti. Nei bambini più grandi usare grandi cuscini a protezione del piccolo di 1-2 anni

Se malauguratamente il bambino cadesse in casa o fuori...

prima di tutto  si dovrà capire dove si è fatto male e se il trauma fosse grave, telefonare al pediatra di fiducia per un primo soccorso inviandogli eventualmente una foto del piccolo. Ma prima, rapidamente, valutare la situazione: i traumi alle ginocchia e ai gomiti hanno raramente delle conseguenze, ma se la parte si gonfia è meglio portare il bambino dal suo pediatra. Subito va portato dal medico un bambino  di 2-3 anni in caso di pronazione dolorosa del gomito con braccio ciondoloni e dolente nella flessione o rotazione dell’arto superiore, da non forzare se non si sa come, con una semplice manovra, rimettere a posto. Se il piccolo piange subito è buon segno: vuol dire che reagisce bene e prontamente. Se invece rimanesse un po’ intontito, fosse pallido e il pianto arrivasse in un secondo momento, meglio portarlo al Pronto Soccorso per accertamenti. Altro elemento importante da valutare è il vomito: se il piccolo vomitasse immediatamente, è probabile che sia per lo spavento, soprattutto se ha appena mangiato. Se invece il vomito si ripetesse o comparisse per la prima volta a distanza di qualche ora, meglio portarlo dal pediatra. Per prevenire la formazione dell’ematoma o di un bernoccolo è consigliato applicare del ghiaccio (avvolto in un panno) sul livido entro i primi dieci minuti e tenerlo per circa 20-30 minuti, anche se è molto difficile. In seguito si può stendere sulla parte lesa una pomata contro le contusioni e il dolore (esempio: Lasonil antidolore, gel) 

Qualora il bambino perdesse sangue dal naso…

E’ bene sapere che la perdita di sangue dal naso (chiamata epistassi), è un evento frequente nel bambino per traumi anche banali a causa della rottura di vasi venosi situati nella parte anteriore del naso. Per controllare l’epistassi sarà in genere sufficiente pinzare la parte anteriore del naso tra pollice ed indice per alcuni minuti (3-5 min.), maglio se con un fazzoletto bagnato con acqua fredda o avvolgente un cubetto di ghiaccio. Il freddo e la pressione facilitano la coagulazione del sangue. mentre si consola cercando di distrarre il bambino, che ovviamente non vuole accettare che il naso sia trattenuto dal soccorritore. Se la perdita di sangue è di una certa entità, potrà giovare tenere la testa del bambino lievemente inclinato in avanti, per far si che il sangue fuoriesca dalle narici anteriormente, anziché farlo colare posteriormente in gola causando tosse e fastidio nel respirare. L’applicazione di ghiaccio o di acqua fredda sul naso potrà sicuramente giovare, ma non è determinante nel controllo dell’epistassi. Giusti usare unguenti nasali o pomate emostatiche (emofix o epistas) favorenti la coagulazione del sangue, con cui bagnare piccole garze da inserire delicatamente nella narice lesa.

Sulla sicurezza dei bambini, indicazioni di Angelini Pharma

L’importanza della scelta dei giochi, tenendo presenti i consigli seguenti. Quando il bambino gioca ha spesso a disposizione una quantità enorme di giocattoli. Ma non tutti i giochi sono sicuri per il bambino, quindi sarebbe bene prestare attenzione ad alcuni consigli per evitare gli incidenti più comuni. Prima di tutto i giocattoli, soprattutto per i bambini più piccoli, dovrebbero avere un diametro superiore ai 3 centimetri e non essere costituiti da pezzi smontabili; corde e lacci devono essere allontanati dalla culla e la loro lunghezza non deve superare i 25 centimetri per i giocattoli che si tirano (come i trenini). E ancora, dovrebbero essere di materiale non infiammabile e non in grado di accumulare calore (ad esempio nelle parti costituite da superfici metalliche), privi di ingranaggi o molle che possano “pinzare” le dita dei bambini o impigliare capelli o vestiti. Giocattoli di plastica o di gomma, dotati di struttura metallica interna, possono causare lesioni anche gravi ai bambini che cadano su di essi provocandone il crollo o lo sgonfiamento improvviso.

È consigliabile anche educare i bambini più grandi ad usare correttamente i giocattoli che richiedono corrente elettrica, ed insegnare loro a staccare con calma e con le mani asciutte la spina dalla presa di corrente, evitando di esercitare trazione sul filo (il filo va comunque controllato frequentemente). Evitare anche che i bambini più piccoli, fino agli 8 anni circa, abbiano giocattoli che richiedono corrente elettrica: preferire comunque quelli a batteria. Apparecchi e giocattoli contenenti luci laser possono essere molto pericolosi per gli occhi: puntare un raggio laser puntiforme contro gli occhi espone al pericolo concreto di danni alla retina entro frazioni di secondo! La dilatazione delle pupille in ambiente buio aumenta la possibilità che il raggio laser colpisca la retina e rende ancor più breve il tempo in cui esso causa lesione. Evitare pertanto di mettere a disposizione dei bambini oggetti, apparentemente innocui e venduti con eccessiva facilità (per esempio penne e portachiavi), dotati di luci puntiformi laser!

I giocattoli (ad esempio pistole-giocattolo) non devono produrre suoni o rumori che possono ledere l’udito. Apparecchi radio e mangianastri dotati di cuffia, se usati a livelli troppo alti possono produrre danni e patologie a carico dell’udito, acute e croniche. Si ritiene che un livello di rumore inferiore a 65 dB (decibel) non sia lesivo, ma coloro che ascoltano musica attraverso cuffia tendono a regolare l’apparecchio a 85 dB o oltre, con il rischio di provocarsi un trauma acustico cronico (fino alla sordità).

Il benessere  dei bambini è una priorità, per cui dobbiamo sapere come evitare, ad esempio, gli avvelenamenti

I bambini, fin dalla nascita, hanno bisogno di tutte le attenzioni possibili in modo da fargli affrontare “in sicurezza” il mondo che li circonda. In età pediatrica, infatti, gli incidenti sono molto frequenti e variano per tipo e per frequenza in rapporto alle diverse età del bambino e ai diversi ambienti che egli vuole esplorare; di solito si tratta di eventi di modesta entità, ma altre volte possono compromettere la salute del bambino (sono la causa di circa il 20% dei ricoveri ospedalieri). La casa sembra sicura ma,  con i suoi molti spazi occupati da oggetti affascinanti per un bambino, è un luogo incredibilmente ricco di pericoli. Per gli  adolescenti, è solo un esempio, anche il traffico stradale rappresenta un fattore di rischio (basti pensare ai ragazzi in motorino, in monopattino elettrico o in bicicletta). E’ dunque necessario non solo conoscere alcune procedure di P.S. in caso di incidenti (traumi, ustioni, cadute, avvelenamenti o altro) ma soprattutto essere istruiti a prevenirli, oltre che in base alle disposizioni di legge e le norme, soprattutto attraverso un maggiore senso di responsabilità dei genitori. È necessario, infatti, che chiunque si prenda cura dei bambini di tutte le età vigili continuamente, soprattutto quando essi iniziano a muoversi in modo autonomo e la curiosità li spinge a toccare (es. fili elettrici e spine) e assaggiare mettendo in bocca tutto ciò che è nuovo. Bisogna essere vigili ma non assillanti perché la prevenzione esasperata, oltre che impossibile, è anche controproducente in quanto un bambino che vive in un  costante senso di pericolo diventa ansioso. Ma oggi vorremmo parlare dei possibili rischi di un bambino partendo da alcuni esempi illustrati in uno studio della Angelini Pharma, che inizia dagli Avvelenamenti. Più dell’80% degli avvelenamenti avvengono in ambiente domestico perché i bambini sono vivaci, curiosi di esplorare, toccare o “assaggiare” tutto quello che viene loro a tiro. D’altra parte se a questi fattori si aggiungono la distrazione o la stanchezza degli adulti ecco che si creano le condizioni per cui un bambino può entrare in contatto con sostanze pericolose. Le principali sostanze tossiche che sono causa di avvelenamento sono: 1) i farmaci, in particolare gli psicofarmaci, i farmaci x cardiopatie e gli antipertensivi, dove anche una sola compressa per adulti può portare il bimbo in ospedale; 2) i prodotti per la pulizia della casa: dai detersivi, sia liquidi che in polvere (se ingeriti possono provocare modesti dolori addominali e vomito con il rischio di inalazione di schiuma), ai prodotti contenenti sostanze caustiche, presenti nei detersivi per lavastoviglie, negli igienizzanti per il water, negli sciogli-calcare e nelle candeggine (causa di irritazioni o di ustioni cutanee di vario grado e, se ingeriti, ustioni dell’esofago e dello stomaco); 3) i prodotti per la cura della persona, come i saponi, il bagno schiuma, lo shampoo, poco tossici se assunti in piccole quantità, ma che, ingeriti, possono provocare dolori addominali e vomito; più rischiosi sono i prodotti come le tinture per capelli, i depilatori e l’acetone per le unghie; 4) gli smacchiatori e i solventi, che possono provocare, se ingeriti, disturbi gastrointestinali e sonnolenza; 5) gli insetticidi e i prodotti per orti e giardini; 6) i combustibili, come le tavolette solide per accendere il barbecue; 7) i prodotti per uso industriale o agricolo. Quindi è necessario pensare alla prevenzione di eventuali avvelenamenti tenendo medicine, vitamine, smacchiatori, detersivi, varechina ed altri caustici, vernici, benzine e sostanze chimiche per uso agricolo (fertilizzanti, antiparassitari, diserbanti) lontano dalla portata dei bambini e riporli sotto chiave e nei piani alti , subito dopo l’uso. Anche per la prevenzione ci dobbiamo attenere a precise raccomandazioni come: (a) evitare in modo assoluto di trasferire sostanze tossiche dalla loro confezione originale a bottiglie, barattoli o ad altri contenitori per uso alimentare: è frequente che il bambino possa ingenuamente ingerire tali sostanze tossiche mentre cerca qualcosa da bere o da mangiare; (b) non lasciare in giro per casa le confezioni originali delle sostanze tossiche: spesso sono belle, colorate, facili da aprire ed attirano i bambini ad “assaggiarne” il contenuto; (c) tenere le medicine nelle loro confezioni di sicurezza e non lasciare in giro gocce o compresse; (d) accertarsi che le piante di casa non abbiano bacche, foglie o fiori velenosi; (e) aggiornare e tenere a disposizione numeri telefonici utili come quello del Centro Antiveleni di riferimento (es il CAV Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha il seguente Numero: 06-6859.3726), che dovrà essere subito interpellato nel caso di ingestione di tossici. Comunque bisogna anche sapere come portare un primo soccorso qualora la sostanza tossica  entri in contatto con la pelle, con gli occhi o essere respirata e/o ingerita: nei bambini l’ingestione è frequente. Se la sostanza entrasse in contatto con la pelle lavare accuratamente con acqua e sapone la parte interessata e poi chiamare il centro antiveleni. Se il contatto fosse con gli occhi questi devono essere lavati sotto acqua corrente per 10-15 minuti e successivamente consultare un medico o un oculista. Se la sostanza fosse ingerita: allontanare eventuali residui della sostanza tossica dalla bocca del bambino; se il bambino fosse in  stato di coscienza alterato (tendenza ad addormentarsi), porlo sul fianco destro, affinché eventuale vomito non venga inalato nelle vie respiratorie, ma identificare la sostanza tossica servendosi del contenitore. Se si trattasse di un farmaco, cercare di stabilire la quantità assunta dal bambino; nel caso di compresse, si contino quante compresse mancano dalla confezione e, se il bambino ha vomitato, contare quante compresse sono state eliminate con il vomito. Telefonare poi al Centro Antiveleni tenendo a disposizione il contenitore, con le istruzioni sul farmaco tossico, per ottenere le prime istruzioni. Portare quindi, per sicurezza, il bambino al Pronto Soccorso più vicino. Ringraziamo l’Angelini Pharma che ci ha dato la possibilità di fornire informazioni utili.