Tra leggenda e storia… della Medicina, l’ultima lezione di Ippocrate

Hippocrates

Per una volta lasciatemi andare con la fantasia al 400 a.C. per ricordare un personaggio al quale noi medici ci siamo sempre ispirati richiamandoci a quel Giuramento in cui sono elencate le norme (anzi i cardini) che hanno da sempre guidato, dal punto di vista etico, la mission o più semplicemente l’opera del medico.

Il giorno della laurea tutti i medici fino a qualche anno fa (in questi ultimi anni non so) hanno letto e giurato fedeltà a quell’antica formula impegnandosi  a rispettare i principi deontologici della medicina che nell’antichità era fondata essenzialmente sull’osservazione diretta del malato ed era paragonata a un’arte. Ippocrate era un geniaccio, che a soli 13 anni, entrò nel tempio di Asclepieo, dio della medicina a Coo per far parte dei suoi sacerdoti, un onore che si trasmetteva da padre in figlio. E lui si distinse subito per lo spiccato spirito d’osservazione che lo fece scontrare ben presto con la casta sacerdotale, perchè, secondo Ippocrate, il medico doveva curare i malati stando a stretto contatto con loro, a costo anche della propria salute e della propria vita che spesso si perdeva a causa delle spaventose epidemie di peste e di altre malattie contagiose, che però  non lo spaventavano affatto. Ben presto Ippocrate volle allargare gli orizzonti delle sue conoscenze andando in Egitto  dove i medici-sacerdoti avevano raggiunto un altissimo livello di specializzazione in campo medico-chirurgico. Una volta ritornato a Coo nel 438 a.C., Ippocrate rifondò la Scuola di Medicina della sua città elaborando una serie di precetti utili per la professione, tra cui il dialogo e il contatto con il malato, il rispetto delle norme igieniche, lo studio dell’ambiente e del clima in grado (pur non essendo inquinato come adesso)  di influenzare la salute dell’uomo. Lui continuò sempre a studiare le abitudini della gente comune facendo lunghi viaggi di studio, rischiando anche la pelle, ma pensate… riuscì a campare fino a 90 anni quando allora la vita media si fermava a 35.

La sua Opera “Delle arie, delle acque e dei luoghi” è la testimonianza della sua vasta cultura. Quello che ancor oggi deve fare riflettere i medici, e che colpisce in Ippocrate, è l’importanza del contatto diretto e prolungato con i malati per raccogliere un’anamnesi più dettagliata e notizie da utilizzare per raggiungere la diagnosi.

Ed ora l’aneddoto che dovrebbe far riflettere i nostri giovani medici. Un giorno Ippocrate fu chiamato in Macedonia per curare il re in quanto i medici di corte non riuscivano a capire le cause della sua grave malattia. Ippocrate volle conoscere tutto della sua vita, il re gliela raccontò compresi i sogni che lo interessarono molto (anche precursore di Freud?) e numerosi episodi dell’infanzia e dell’adolescenza. Ebbene alla fine dei lunghi colloqui fu chiaro a Ippocrate che  Re Perdicca era soltanto “malato d’amore” per Fila, sua compagna di giochi durante l’infanzia. E il mal d’amore è una situazione che tutti prima o poi devono affrontare e superare; a qualsiasi età esso provoca dolore psichico, depressione, inappetenza, anoressia addirittura, insonnia, cefalea e crampi per una storia d’amore finita o  per una delusione d’amore o per un amore non corrisposto. Il cervello manda precisi messaggi al corpo… quindi Ippocrate aveva visto giusto. Grande Ippocrate!

Ma c’è di più, è recentemente apparsa una ricerca pubblicata sul Proceedings of the National Academy of Sciences che spiega come il mal d’amore abbia sintomi fisici, facilmente percepiti  da chi ne soffre. Ecco perchè la vicinanza, la confidenza, il legame di amicizia tra medico e paziente sono fondamentali per giungere a una corretta diagnosi. Insomma, leggenda o no, il medico non deve perdere l’abitudine di interrogare bene e a lungo un paziente o i genitori se si tratta di un bambino malato; inoltre  alla raccolta delle notizie anamnestiche deve seguire un’attenta osservazione con ispezione prima di toccare il malato. I Maestri di Medicina dicevano a noi studenti che se un medico raccoglie frettolosamente l’anamnesi tanto da non poter ipotizzare una diagnosi prima di alzarsi dalla scrivania, sarà difficile che con la visita possa giungere ad una corretta diagnosi. Riflettiamoci su! (la)

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