La vaccinazione per COVID-19 nei bambini con Dermatite atopica

parte prima

Rassegna stampa per fugare ulteriori dubbi. la  SIAIP tranquillizza con questo articolo che risale a 1 mese fa ed intende eliminare i timori espressi dai genitori che devono vaccinare un bambino con la dermatite atopica (DA). La fonte è la Rivista Italiana di Allergologia e Immunologia pediatrica (SIAIP), Ed. Pacini Medicina, da sempre vicino ai medici che, come noi dell’ANABO, ringraziano. La dermatite atopica (DA) è una malattia infiammatoria immuno-mediata della cute, con vari endotipi immunologici (Th1-Th2-Th17 e Th22), non inclusa fra le classiche malattie allergiche per le quali sono state pubblicate molte raccomandazioni circa le precauzioni da seguire e controindicazioni da tenere presenti quando ci si vaccina contro il COVID-19. Solo alcune società di Allergologia, come quella tedesca, hanno dato indicazioni su come gestire la vaccinazione per COVID nei soggetti con DA e su come affrontare le problematiche legate alla gestione della vaccinazione anti-COVID nei soggetti con DA, anche in relazione alla presenza di una concomitante asma bronchiale o alla assunzione di terapie per via generale. Per le terapie locali non sono invece segnalati problemi per cui possono essere usati anche corticosteroidi uso topico nei giorni successivi alla vaccinazione. La dermatite atopica (DA) è una malattia infiammatoria immuno-mediata della cute con un decorso recidivante cronico che interessa il 20% dei bambini e il 10 % della popolazione adulta.
La etiopatogenesi della malattia è molto complessa, che coinvolge fattori genetici, immunologici e ambientali che portano a una alterazione della barriera cutanea. Numerose alterazioni immunologiche cutanee e sistemiche sono state descritte nei soggetti con DA, tra le quali elevate IgE sieriche e sensibilizzazione allergenica, aumentata espressione di citochine Th2 a livello delle lesioni acute, aumentato numero di cellule T che esprimono antigene cutaneo associato a linfociti (cutaneous lymphocyte-associated antigen-CLA), aumentata espressione di FcεRI sulle cellule di Langerhans e sulle cellule infiammatorie dell’epidermide e diminuita espressione di peptidi antimicrobici. La DA non è inclusa nell’elenco delle classiche malattie Th2, come la rinite e l’asma allergica, l’allergia ad alimenti, alcuni farmaci e insetti o parassiti vari. Sin dalla introduzione dei vaccini per l’infezione da SARS-CoV-2, sono state pubblicate varie raccomandazioni circa le precauzioni e le controindicazioni da seguire nei pazienti (adulti e bambini) con storia di malattia allergica, ma per fortuna le reazioni allergiche ai vaccini per COVID-19 sono state rare e dovute alla ipersensibilità ai componenti delle formulazioni dei vaccini come sostanze preservanti, stabilizzanti, coniuganti o contaminanti.
In tutte queste raccomandazioni, la DA non è stata inserita fra le malattie allergiche considerate; solo in alcune si accenna alla dermatite allergica da contatto, per la quale, peraltro, non viene suggerita alcuna precauzione. Nel 2021 la Società Tedesca di Allergologia aveva affermato che i pazienti con DA non sono più esposti al rischio di reazioni allergiche al vaccino COVID per cui i i bambini con riacutizzazioni dovrebbero essere attivamente trattati per DA; ma la vaccinazione non dovrebbe essere ritardata, anche se è da prevedere una transitoria esacerbazione della DA dovuta alla stimolazione generale del sistema immune. La terapia locale antinfiammatoria, sia con steroidi che con inibitori della calcineurina, non influenza l’efficacia della vaccinazione; il prodotto commerciale è l’Elidel 1%, che contiene la sostanza attiva pimecrolimus, indicato nel trattamento della dermatite atopica che non risponde ai corticosteroidi o nei casi in cui la terapia topica con corticosteroidi non sia consigliata. L’impiego di misure precauzionali e una valutazione allergologica prima della vaccinazione possono essere indicati solo nei pazienti con storia clinica di reazioni alle vaccinazioni o nei pazienti con mastocitosi sistemica e anafilassi idiopatica. In un recentissimo lavoro di Pakhchanian è stata condotta un’analisi su un database di milioni di cartelle di 55 organizzazioni sanitarie che hanno confermato le indicazioni della suddetta società tedesca di Allergologia. Sono stati considerati retrospettivamente 1.262.306 adulti vaccinati, di cui l’1,2% aveva una storia di DA. L’analisi comparativa ha verificato che i soggetti vaccinati con DA non hanno presentato un aumentato rischio di eventi avversi rispetto ai controlli.

C’ è però da dire che la DA è anche considerata una manifestazioni clinica che, in soggetti predisposti, precede lo sviluppo di asma bronchiale. Si tratta della “cosiddetta marcia atopica” che indica una sequenza cronologica dell’età infantile, per cui, durante la crescita del bambino, si passa dalla DA alla rinite allergica e all’asma. In particolare, fattori di rischio per cadere in questo percorso (o marcia) sono: (a) l’insorgenza precoce della DA (prima dei 2 anni); (b) wheezing  precoce (prima dei 3 anni); (c) la severità della DA. Si calcola che la marcia atopica possa interessare da 1/3 al 50% dei bambini con DA. Sebbene vi siano singoli casi riportati di esacerbazioni dell’asma che seguono la vaccinazione anti-COVID, in uno studio italiano condotto su 253 pazienti con asma grave che hanno eseguito la vaccinazione COVID-19, non è stata riportata nessuna reazione asmatica. Inoltre, nessuna reazione asmatica è stata riportata in una metanalisi sulle reazioni non-anafilattiche seguenti la vaccinazione per COVID. In accordo con questi dati, nei pazienti con DA e asma ben controllato non è consigliata alcuna particolare precauzione. Come è noto, la terapia delle forme di asma non controllato si basa sui corticosteroidi inalatori associati ai beta-agonisti long-acting. Nei casi di asma severo non controllato è anche autorizzato l’uso dei “biologici”, come vedremo nella seconda parte.  Nelle situazioni di scarso controllo dell’asma si consiglia di raggiungere il miglior controllo possibile prima di procedere con la vaccinazione. Se nonostante tutto, l’asma continuasse a essere scarsamente controllata alcune società scientifiche suggeriscono di eseguire la vaccinazione in un setting ospedaliero con osservazione di 60’. Domani seconda parte in cui parleremo dei piccoli pazienti con DA che stanno effettuando la terapia sistemica (per via generale).

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