La febbre del Nilo o West Nile Fever 

ISS “In Piemonte la prima vittima: da giugno confermati 15 casi e 4 decessi. La veterinaria dell’Istituto Zoo profilattico di Torino Maria Caramelli: “E’ necessario continuare a fare prevenzione attingendo alle “buone prassi” per tutelarci, in un’estate così calda, anche dalle punture delle zanzare che possono trasmettere  all’uomo l’ennesimo virus pericoloso circolante anche in Italia”. Abbiamo saputo dai Telegiornali e  da Maria Vittoria Savini, giornalista scientifica, che in Italia abbiamo avuto casi di febbre del Nilo, così si chiama quest’altra malattia infettiva. Da inizio giugno fino al 19 luglio 2022, in Italia, sono stati diagnosticati 15 casi causati da un virus trasmesso dalle zanzare; 4 persone colpite sono decedute, di cui 2 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna.  Sono inoltre ancora da confermare altri 3 casi in Veneto, di cui 2 deceduti. Lo riporta il nuovo Bollettino settimanale della sorveglianza del West Nile, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che precisa come “al momento il numero dei casi è leggermente più alto, ma comunque confrontabile con quelli registrati negli altri anni non epidemici, per fortuna lontano dalla brutta epidemia del 2018”.  Dei 15 casi confermati, 9 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (4 in Emilia-Romagna, 3 in Veneto e 2 in Piemonte), 5 casi identificati in donatori di sangue (2 in Lombardia, 3 in Veneto) e 1 caso sintomatico (Veneto). La prima vittima registrata in Piemonte a causa della febbre del Nilo è un’anziana ultra-novantenne, residente in provincia di Novara.  “L’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, ha avviato lo screening di 6 pool di zanzare” avverte la Dott.ssa Maria Caramelli, del Laboratorio Sorveglianza Malattie Emergenti Istituto Zooprofilattico che precisa “Il virus non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette ma attraverso la puntura diretta di insetto. Il virus è in grado di infettare anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri. Fortunatamente la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo e solo l’1% degli infetti manifesta i sintomi più gravi. La febbre del Nilo è più aggressiva nei confronti di soggetti anziani e fragili”.  Questa febbre (West Nile Fever) è malattia provocata da un virus della famiglia delle Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da qui il nome) e il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, ma molto più rari, sono trapianti d’organo, trasfusioni di sangue e trasmissione madre-feto in gravidanza. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit  del sistema immunitario. Infatti la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, dermatite. I sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una modesta febbre, negli adolescenti la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, congiuntivite, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere molto più grave (encefalopatie o paralisi flaccida). I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% dei pazienti (1 persona su 150), con febbre alta, forti cefalee, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, fino alle convulsioni, alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici (encefalopatie negli USA) possono persistere a lungo. Nei casi più gravi (circa 1 su 1000) il virus può causare un’encefalite letale. La Diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso i test di laboratorio (A. Elisa o Immuno-fluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione superata. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. B) In alternativa, la diagnosi può anche essere effettuata attraverso PCR o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale. Nel campo della prevenzione, non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nell’evitare di esporsi alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggere i locali dove si soggiorna o si lavora per evitare che le zanzare si riproducano  facilmente, adottando le seguenti misure: 1) usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto; 2) usando delle zanzariere alle finestre; 3) svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi e sotto-vasi) con acqua stagnante; 4) cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali; 5) tenendo le piscine per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.

Terapia: abbiamo già detto che non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile, ma, nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi al massimo per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, eventualmente in Terapia intensiva, dove, se disidratazione, si devono somministrare fluidi per via endovenosa (per reidratazione e somministrazione farmaci e ossigeno per trattare l’encefalopatia, qualora tale complicanza dovesse sopraggiungere.

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